Hudson Whiskey NY

Do the rye thing

Premetto che questo è il mio primo Rye e io sono più tipo da scotch. Ma bisogna uscire dalla propria comfort zone se si vuole essere eroi. Di seguito la mia recensione. Scusate l’uso smodato delle metafore, ma ho dei pessimi maestri (i WhiskyFacile Boyz, maestri reverendissimi).

Hudson Whiskey NY, “do the rye thing” straight rye whiskey. 750 mL, 46%alc/vol. Prezzo intorno ai $50. Imbottigliato a novembre 2020.

Naso: subito entra con tanto legno, con aghi di pino freschi e resina. È poi legno laccato, di quello di bancone del bar, quei banconi in legno appiccicosi e impregnati che si trovano nei dive bar di New York. Si sente anche la Big Babol appiccicata sotto! Poi ricorda gli strumenti del pittore: sale il legno della tavolozza con sopra l’acidino delle vernici delle tempere. Tipo anche compensato e vinavil. Infine, la buccia d’arancia che, spremuta, schizza, proprio da cocktail (twist).

Palato: il legno della credenza della nonna, quella con i ripiani ricoperti da quella carta da parati ingiallita; legno polveroso (“l’odore delle case dei vecchi”, suggerisce Jep). Un po’ anche il burro fuso che mettono sull’aragosta in certi posti. Un po’ alcolico e non proprio estremo come complessità, ma piacevole.

Finish: gli aghi di pino e la resina che ti rimangono appiccicati al maglione se vai a camminare in montagna in una giornata umida di primavera. Poi nocciolato, anche un che di cioccolato alle nocciole. Sa di cereali, sembra il finish del Kinder Cereali (che dopo l’odore delle case dei vecchi e la fessa è ciò che mi piace di più veramente nella vita).

Più avanti ancora un amarognolo di smog nel fondo della gola, da motore della barca. Spiacevole-piacevole.

In generale a me è piaciuto abbastanza. Ha poco a che vedere con lo scotch, ma è altrettanto interessante.

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