Tre piani in monolayer

Le fazze di chi guarda il film

Tre Piani, il film di Nanni Moretti è un brutto cappello a una carriera niente male. Il film segue le vicende sconnesse di varie famiglie che – boh – vivono in uno stesso palazzo, forse. Senza però che il vivere in uno stesso palazzo abbia alcuna conseguenza sul film o sui suoi personaggi, a differenza di quanto il titolo voleva far sospettare.

Le vicende sono sviluppate male. Con una profondità irrilevante e da bambino dell’asilo accadono moltissime cose, gravissime, brevemente. Ci passiamo sopra come una sciura dal parrucchiere salta fra le pagine del gossip e di cronaca nera scabrosa.
Si sarebbe potuto prendere una di queste storie e farci un film, ma no, vengono accozzate insieme e raccolte a strascico dal malcapitato spettatore.

Il padre che disconosce il figlio che ha investito e ucciso una donna da ubriaco. Il padre che teme che la figlia sia stata violentata da un vecchio e nel frattempo fa sesso con una minorenne vergine che poi lo denuncia e vanno a processo. La madre single che partorisce da sola ma poi scopre che il fratello del marito assente aveva litigato col marito perché la desiderava e da allora è stato allontanato ma anche sua madre vedeva le cose che non esistono e allora anche lei inizia a immaginarsi i corvi in casa. Ma che film è?

Il filo rosso che unisce tutte queste storie è che in tutti i bivi del film, se le cose possono andare male, andranno peggio. Sempre fino a sfiorare quasi il comico a un certo livello.

L’unica nota positiva è la scoperta puramente complottista del fatto che l’attore Adriano Giannini è il figlio segreto di Silvio Orlando.

Peccato averlo chiamato Tre Piani, sarebbe stato più appropriato “Un Piano”, quello di profondità del film

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