Nibbio

Da qualche parte sugli Appennini, seconda guerra mondiale.

Da qui, nel futuro incerto post pandemico che si affaccia su una forse guerra mondiale, mi viene da immedesimarmi nel passato.

Non credo, ad oggi, che l’invasione Russa dell’Ucraina porti a un’invasione in Europa o in Italia. Ma il nostro Paese c’è passato. E so che sono pronto – qualora necessario – a combattere e morire. Non per patriotismo, anche se lo maschererei da tale, ma per affrontare l’inutilità della vita e trovarne una via d’uscita dignitosa. Morto in battaglia, difendendo la mia terra.

Qui sono nato e ho conosciuto la vita. Ho studiato e vorrei edificarvi la mia casa. Chiunque si intrometta in questo piano merita una risposta combattiva.

E allora gioco a immaginare il momento in cui verrò individuato, arrestato dal nemico. E mentre attendo di essere giustiziato dai soldati che mi stanno puntando i fucili d’assalto, che parlano un’altra lingua, penso che l’unico mio rimpianto è non aver avuto figli. Biologicamente inutile, il mio passaggio sulla terra.

Eppure mi lasciò sparare contento. Del resto, son sempre vissuto solo per me stesso.

Addio.

E penso: forse la differenza fra noi e gli altri animali è che noi abbiamo il potere di immaginare? Chiedetelo al nibbio.

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