Laga 10

Travel exclusive

Un Lagavulin di 10 anni, venduto nei duty free inglesi. Col Lagavulin si va sul sicuro. Ma vediamolo.

Naso: la bottiglia butta fuori un po’ di ricotta rancida al naso che certi whisky donano. Quel acidino che però non schifa.

È anche molto mentolato e fresco da vento in faccia di costa. Con una punta di torba marina.

Ha un naso tipo quando mangi troppe gocce pino, le caramelle di menta della nonna, che ti sale un quasi salato.

La torba sa di ciocco di legno bruciato, spento, la mattina dopo nel camino.

Palato: acido subito. La ricotta c’è ma viene subito sopraffatta dalla torba mentolata. Conferma molto il naso senza sorprese.

Poi però sopraggiunge una punta di caramello e croccante che scalda un po’ il sapore. E puntina di mandorla.

Finish: mi finisce molto sulla mandorla. Addolcita tipo marzapane. Comunque fumino.

Il finish più tardivo è un pelo di macinato di crosta di gamberetti, quella pasta che si appiccica nelle intercapedini del molo di legno cui si attracca la barca a vela. Un tritato di cui vanno ghiotti i gabbiani.

Devo dire buono. È un Laga eh. Però si posiziona surprise surprise proprio a metà fra il Lagavulin 8 e il 16: non è una sorpresa. A me sorprende anzi la consistenza di Lagavulin che non sbaglia un colpo manco a sbronzarsi.

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